cose di cui ricordarsi per sorridere, nonostante questo posto:
il profumo dei pancakes mentre li cuocio.
un nuovo libro che aspetta di essere letto.
i miei gatti, anche quando quella bianca ringhia perché sul letto le do fastidio.
aspettare di vedere se il mio fiore d'arancio sboccia
venerdì 27 aprile 2012
venerdì 27 maggio 2011
mercoledì 2 marzo 2011
perdoni il termine. S***T
l'inadeguatezza saràà la mia rovina, o la mia fine.
compiti troppo grandi, troppe aspettative.
io non voglio stare qui.
vorrei andare a casastare a casa, immersa nel piumone. ma non posso.
dormire come in after dark di murakami. un sonno ininterrotto. ma senza la possibilità di svegliarsi che è ventilata all'ultima riga del testo, in quel tremolio sottile che chiude la porta alla narrazione. non ce la farei a sopportare neanche un tremolio sottile
provo a leggere qualcosa, ma è impossibile. ho il cervello che è come una nebbiolina appiccicosa e persistente, con un buzzzzzzz di fondo. come quando, in montagna, la televisione salta e ci sono solo le interferenze.
mando giù a forza la torta di mia madre. la mela no, non ne ho voglia.
essere alice che non raggiunge mai il fondo del pozzo, se possibile
voglio dimenticarmi.e che chiunque si dimentichi di me. che non mi guardino, che non mi pensino, che non mi giudichino.
non voglio essere nulla.
stamani mi sono ritrovata a singhiozzare nel bagno.
servizio sui rom? io?
e perchè mai! ma sembro il tipo?
non voglio, non me la sento.
non ce la faccio a fare sforzi di sisifo, che per me si uniscono ai supplizzio di tantalo.
a che pro?
stare qui a studiare "gironalismo" mi fa schifo.
lo so, sta pensando "si incuriosisca, si sforzi"
ma non ce la faccio. e nel contempo non ne ho voglia. e non so quale delle due cose sia più stupida.
non sopporto neache di mettermi a studiare. trovo stupido anche questo.
ma non ne ho la forza. studiare è stata l'unica cosa che mi è sempre riuscita (troppo?) facile.
non so neanche se avrei voglia di applicarmi in minime cose.
io voglio solo stare cheta, e quieta.
non più calma. non lo sarò mai.
in questi ultimi giorni sno più quieta, ma non più calma.
é questa quiete apparente a crearmi il mal di stomaco, il mal di schiena o l'emicrania?
o me li creo io?
e non ce la faccio più, si al'inadeguatezza causa del mal di stomaco o il contrario, non so neanche quanto mi interessi saperlo.
sapete la risposta del mio analista?
eccola:
compiti troppo grandi, troppe aspettative.
vorrei andare a casastare a casa, immersa nel piumone. ma non posso.
dormire come in after dark di murakami. un sonno ininterrotto. ma senza la possibilità di svegliarsi che è ventilata all'ultima riga del testo, in quel tremolio sottile che chiude la porta alla narrazione. non ce la farei a sopportare neanche un tremolio sottile
provo a leggere qualcosa, ma è impossibile. ho il cervello che è come una nebbiolina appiccicosa e persistente, con un buzzzzzzz di fondo. come quando, in montagna, la televisione salta e ci sono solo le interferenze.
mando giù a forza la torta di mia madre. la mela no, non ne ho voglia.
oppure astrarmi completamente,. trascinarmi altrove, lontano dal qui.
dimenticarmi.essere alice che non raggiunge mai il fondo del pozzo, se possibile
voglio dimenticarmi.e che chiunque si dimentichi di me. che non mi guardino, che non mi pensino, che non mi giudichino.
non voglio essere nulla.
stamani mi sono ritrovata a singhiozzare nel bagno.
servizio sui rom? io?
e perchè mai! ma sembro il tipo?
non voglio, non me la sento.
non ce la faccio a fare sforzi di sisifo, che per me si uniscono ai supplizzio di tantalo.
a che pro?
stare qui a studiare "gironalismo" mi fa schifo.
lo so, sta pensando "si incuriosisca, si sforzi"
ma non ce la faccio. e nel contempo non ne ho voglia. e non so quale delle due cose sia più stupida.
non sopporto neache di mettermi a studiare. trovo stupido anche questo.
ma non ne ho la forza. studiare è stata l'unica cosa che mi è sempre riuscita (troppo?) facile.
non so neanche se avrei voglia di applicarmi in minime cose.
io voglio solo stare cheta, e quieta.
non più calma. non lo sarò mai.
in questi ultimi giorni sno più quieta, ma non più calma.
é questa quiete apparente a crearmi il mal di stomaco, il mal di schiena o l'emicrania?
o me li creo io?
e non ce la faccio più, si al'inadeguatezza causa del mal di stomaco o il contrario, non so neanche quanto mi interessi saperlo.
sapete la risposta del mio analista?
eccola:
Carissima! Ho un'idea geniale: perchè non pubblica quanto m i ha testè scritto come articolo suo sul tedium vitae della gioventù - la frustrazione - l'ineluttabilità del destino anonimo e piatto senza alcuna prospettiva nè speranza alcuna!
avrebbe un grande successo....
Ci pensi!!!!!
Questo è il momento in cui deve investire su di sè: non importa su cosa, ma...INVESTIRE SU DI SE'! " molto è confuso sotto le stelle; dunque molte sono le opportunità!" recita Mao Tse Tung.
Si affidi al suo istinto - si prenda cura di sè!...
(debbo dire che il suo scritto è davvero bello e sentito).
con affetto.
lunedì 13 dicembre 2010
four women, nina simone
quanto possono essere violente le parole? non in se stesse, ma per l'insight che ti danno su una situazione. questi 4 brevi ritratti di donne spiegano tutto l'universo di violenza fisica e psicologica che sta dietro al razzismo. e la voce di Nina Simone, che le modula così diversamente, è stupenda.
per veder la Simone cantare questo pezzo live
My skin is black
My arms are long
My hair is woolly
My back is strong
Strong enough to take the pain
inflicted again and again
What do they call me
My name is AUNT SARAH
Aunt Sarah
My skin is yellow
My hair is long
Between two worlds
I do belong
My father was rich and white
He forced my mother late one night
What do they call me
My name is SAFFRONIA
Safronia
My skin is tan,tan
My hair is alright its fine
My hips invite you daddy
and my mouth is like wine
Whose little girl am I?
it is yours if you have some money to buy
What do they call me
My name is SWEET THING
they call me Sweet Thing
My skin is brown
and my manner is tough
I'll kill the first mother I see
'cause my life has to been too rough
I'm awfully bitter these days
because my parents were slaves
What do they call me
My name is PEACHES
kid's books are happy books!
cosa mi faccio postare da un fratello che va a boston per un convegno?
abiti firmati? teconologia affina? regalini e regaletti souvenirs?
no.
onestissimi libri per bambini.
tra cui uno in particolare:
click clack moo. Cows that tipe.
oppure anche The lion and the mouse.
i libri per bambini sono libri felici, almeno in usa.
perché qui da noi questi libri non ci sono. non li traducono.
ci vorrebbe troppa intelligenza!
e allora continuiamo con l'orgia di principesse rosa shocking, di mostri e mostriciattoli, geronimi e fatine appiccicose...
poi, quando il moccioso diventerà un moccioso pre adolescente, che legge solo e unicamente geronimo e affini, ci lamenteremo che sono caprette ignoranti senza gusto estetico, ironia, e incapacità, a 12 anni, di affrontare un testo di 20 pagine senza un'immagine.
perché la lettura cresce per gradi, da un bel libro si passa a un altro.
e da un bel libro illustrato per bambini si passerà al libro più impegnativo. perché il livello dei libri è lo stesso.
anche se sono libri per bambini.
anche se parlano di mucche che battono a macchina!
giovedì 9 dicembre 2010
sonni interrotti
giorni di ferie, giorni passati nel fancazzismo più totale. non ho neanche finito l'albero! io. io che adoro (adoravo?) il natale e decorare casa, fare i bigliettini o i lavoretti da bambini.
giorni passato a dormire profondamente, un bel sonno pacificatore, in cui la mattina non ricordi nulla. ti svegli relativamente presto, come sempre, l'unico giorno in cui ho dormito fino alle nove è perché sono andata a dormire a mezzanotte passata. gli altri giorni praticamente sempre a dormire presto, una lettura veloce a letto, con le palpebre che si chiudono a poco a poco.
ieri invece, è ricominciato il panico. è arrivato improvviso, mentre ero a teatro, nel pomeriggio. avevo come in sovrimpressione l'ansia do dover tornare al master. di dover affrontare un'altra settimana. di avere scadenze che si avvicinano, inesorabili.
sono andata a dormire stanca, mi sono svegliata distrutta. in un continuo girarsi e rigirarsi, e pensare e sognare scadenze e computer. dover scrivere articoli su articoli, e girare e montare, e farsi venire idee che non ci sono.
crisi d'ansia nel sonno. che dovrò raccontare al mio dottore settimana prossima. forse troppo lontano. c'è chi mi dice di andarmene da qui. e allora penso: "a fare che? che posso fare? dove?" è cadere da un pozzo a un'altro.
forse sto solo aspettando di fallire qui. che mi si mostrino i miei fallimenti, uno a uno, tutti in fila.
chi era quello scrittore che riusciva a trasformare ogni fallimento in successo? non ricordo, ed è un commento che ho letto di recente.
o forse non ci è riuscito neanche lui. bisognerebbe chiederglielo.
giorni passato a dormire profondamente, un bel sonno pacificatore, in cui la mattina non ricordi nulla. ti svegli relativamente presto, come sempre, l'unico giorno in cui ho dormito fino alle nove è perché sono andata a dormire a mezzanotte passata. gli altri giorni praticamente sempre a dormire presto, una lettura veloce a letto, con le palpebre che si chiudono a poco a poco.
ieri invece, è ricominciato il panico. è arrivato improvviso, mentre ero a teatro, nel pomeriggio. avevo come in sovrimpressione l'ansia do dover tornare al master. di dover affrontare un'altra settimana. di avere scadenze che si avvicinano, inesorabili.
sono andata a dormire stanca, mi sono svegliata distrutta. in un continuo girarsi e rigirarsi, e pensare e sognare scadenze e computer. dover scrivere articoli su articoli, e girare e montare, e farsi venire idee che non ci sono.
crisi d'ansia nel sonno. che dovrò raccontare al mio dottore settimana prossima. forse troppo lontano. c'è chi mi dice di andarmene da qui. e allora penso: "a fare che? che posso fare? dove?" è cadere da un pozzo a un'altro.
forse sto solo aspettando di fallire qui. che mi si mostrino i miei fallimenti, uno a uno, tutti in fila.
chi era quello scrittore che riusciva a trasformare ogni fallimento in successo? non ricordo, ed è un commento che ho letto di recente.
o forse non ci è riuscito neanche lui. bisognerebbe chiederglielo.
giovedì 2 dicembre 2010
Americane avventurose
bel libro di Cristina de stefano. brevi ritratti di donne amenricane del secolo scorso, dalle vite lunghe o meno lunghe. avventurose sì, negli affetti, nel lavoro, nel modo di relazionarsi con sè stesse e col mondo.
perché è difficile essere una donna, sopratutto se non vuoi adeguarti a essere solo quello che ti dicono gli altri. provare, rischiare, a essere giusto te stessa.
al lettore giudicare se, dal racconto delle loro vite, l'avventura vale la pena di essere vissuta.
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