lunedì 13 dicembre 2010

four women, nina simone



quanto possono essere violente le parole? non in se stesse, ma per l'insight che ti danno su una situazione. questi 4 brevi ritratti di donne spiegano tutto l'universo di violenza fisica e psicologica che sta dietro al razzismo. e la voce di Nina Simone, che le modula così diversamente, è stupenda.


per veder la Simone cantare questo pezzo live



My skin is black
My arms are long
My hair is woolly
My back is strong
Strong enough to take the pain
inflicted again and again
What do they call me
My name is AUNT SARAH
Aunt Sarah

My skin is yellow
My hair is long
Between two worlds
I do belong
My father was rich and white
He forced my mother late one night
What do they call me
My name is SAFFRONIA
Safronia

My skin is tan,tan
My hair is alright its fine
My hips invite you daddy
and my mouth is like wine
Whose little girl am I?
it is yours if you have some money to buy
What do they call me
My name is SWEET THING
they call me Sweet Thing

My skin is brown
and my manner is tough
I'll kill the first mother I see
'cause my life has to been too rough
I'm awfully bitter these days
because my parents were slaves
What do they call me
My name is PEACHES

kid's books are happy books!


cosa mi faccio postare da un fratello che va a boston per un convegno?
abiti firmati? teconologia affina? regalini e regaletti souvenirs?

no.
onestissimi libri per bambini.
tra cui uno in particolare:
click clack moo. Cows that tipe.

oppure anche The lion and the mouse.

i libri per bambini sono libri felici, almeno in usa.
perché qui da noi questi libri non ci sono. non li traducono.
ci vorrebbe troppa intelligenza!
e allora continuiamo con l'orgia di principesse rosa shocking, di mostri e mostriciattoli, geronimi e fatine appiccicose...
poi, quando il moccioso diventerà un moccioso pre adolescente, che legge solo e unicamente geronimo e affini, ci lamenteremo che sono caprette ignoranti senza gusto estetico, ironia, e incapacità, a 12 anni, di affrontare un testo di 20 pagine senza un'immagine.

perché la lettura cresce per gradi, da un bel libro si passa a un altro.
e da un bel libro illustrato per bambini si passerà al libro più impegnativo. perché il livello dei libri è lo stesso.
anche se sono libri per bambini.
anche se parlano di mucche che battono a macchina!

giovedì 9 dicembre 2010

sonni interrotti

giorni di ferie, giorni passati nel fancazzismo più totale. non ho neanche finito l'albero! io. io che adoro (adoravo?) il natale e decorare casa, fare i bigliettini o i lavoretti da bambini.
giorni passato a dormire profondamente, un bel sonno pacificatore, in cui la mattina non ricordi nulla. ti svegli relativamente presto, come sempre, l'unico giorno in cui ho dormito fino alle nove è perché sono andata a dormire a mezzanotte passata. gli altri giorni praticamente sempre a dormire presto, una lettura veloce a letto, con le palpebre che si chiudono a poco a poco.

ieri invece, è ricominciato il panico. è arrivato improvviso, mentre ero a teatro, nel pomeriggio. avevo come in sovrimpressione l'ansia do dover tornare al master. di dover affrontare un'altra settimana. di avere scadenze che si avvicinano, inesorabili.

sono andata a dormire stanca, mi sono svegliata distrutta. in un continuo girarsi e rigirarsi, e pensare e sognare scadenze e computer. dover scrivere articoli su articoli, e girare e montare, e farsi venire idee che non ci sono.

crisi d'ansia nel sonno. che dovrò raccontare al mio dottore settimana prossima. forse troppo lontano. c'è chi mi dice di andarmene da qui. e allora penso: "a fare che? che posso fare? dove?" è cadere da un pozzo a un'altro.
forse sto solo aspettando di fallire qui. che mi si mostrino i miei fallimenti, uno a uno, tutti in fila.
chi era quello scrittore che riusciva a trasformare ogni fallimento in successo? non ricordo, ed è un commento che ho letto di recente.
o forse non ci è riuscito neanche lui. bisognerebbe chiederglielo.

giovedì 2 dicembre 2010

Americane avventurose


bel libro di Cristina de stefano. brevi ritratti di donne amenricane del secolo scorso, dalle vite lunghe o meno lunghe. avventurose sì, negli affetti, nel lavoro, nel modo di relazionarsi con sè stesse e col mondo.
perché è difficile essere una donna, sopratutto se non vuoi adeguarti a essere solo quello che ti dicono gli altri. provare, rischiare, a essere giusto te stessa.
al lettore giudicare se, dal racconto delle loro vite, l'avventura vale la pena di essere vissuta.

mercoledì 1 dicembre 2010

che ci faccio qui?

in senso lato,
in senso stretto.

iniziamo dal senso stretto: la scuola, che continua preventivamente a dirci: "sarà dura, sarà più dura. non riuscirete a dormire la notte, perché avrete 8 cose da fare tutte insieme, e non avrete il tempo per farla. fra i corsi, le uscite, quello di radio che vuole una cosa, quello di televisione un'altra, quelli della carta stampata e del web altro ancora. non si parlano tra loro e quindi non sanno neanche se ti mettono tutti la chiusura lo stesso giorno. e la chiusura è tra due giorni, ti dicono."
morremo invendicati, ma morremo. è quello che mi viene più naturale da dire. lavoreremo per la gloria, ora e in futuro, sperando che le cose vadano abbastanza bene. ovvero che mamma e papà campino abbastanza da avere una pensione e poterla mettere via, a poco a poco, per darti il tuo tozzo di pane, da qui alla tua eternità.
dal senso stretto si arriva così al senso lato.
qual è la tua eternità, e chi lo decide. io capisco monicelli, e altri che come lui, hanno detto basta, prima o poi.
prima o poi.
prima o poi.
in senso lato e in senso stretto.

martedì 23 novembre 2010

ti alzi la mattina, fai colazione, segui la rassegna stampa stentando a seguire, il cervello che ronza prima ancora di arrivare a metà caffè. ti lavi e ti vesti, magari ti dimentichi pure di pettinarti, e ripensandoci non sai se è una reale dimenticanza o non vuoi guardarti allo specchio. nessuno sguardo è crudele quanto il tuo.
vai in stazione, ti guardi intorno, speri che, come una boccata d'ossigeno, arrivi qualcuno con cui parlare. non importa se saranno sciocchezze o cose serie, elenchi tragicomici di fatterelli oppure lagnanze, dolenze, tue o altrui. perché non sarà vero che mal comune fa mezzo gaudio, ma avere qualcuno che ti ascolta, e che magari prova a capirti, a incazzarsi o intristirsi con te un minimo di bene lo fa. magari non arriva nessuno. e il libro in borsa allora speri che sia un salvagente.
arriva il treno e ci sali. dal freddo sereno della pianura al clima subequatoriale dello scompartimento. ma c'è qualcosa che ha senso, nel mondo? posto non ce n'è. chiedi scusa e permesso e ti infili nello spazio vuoto, libero che c'è prima del passaggio tra i due vagoni. aria fresca e un tetto sopra di te. se ti siedi per terra poi ti rialzi? ne hai la forza? allora non lo fai, mai giocare con l'azzardo.
arrivi in città, scendi in metropolitana, ogni giorno così, ancora il libro per salvagente, lo speri.
e poi attendi gli attimi che passano, nel terrore che vengano a chiederti di fare qualcosa, che hai una scadenza, che c'è un nuovo progetto, un altro e un altro ancora.
passa il giorno, chiudi la mail, fai i tuoi bagagli e te ne vai. metro e treno ancora, all'incontrario. e ti ritrovi a contare quanti giorni mancano alla prima pausa, perché di gennaio non hai ancora il calendario, ma solo visioni confuse di date e scadenze, e progetti e lavori e pressione su pressione che non smette, non smette.
torni a casa, ti cambi, mangi. scambi quattro parole per pretendere di essere normale, che tutto vada bene. provi a non pensare, sei stravolta e vai a dormire. continui a provare a non pensare finché eccolo, finalmente, che il sonno ti raggiunge.
speriamo solo che sia senza sogni

lunedì 22 novembre 2010

maiale 2

la salciccia l'ho data (vedi post precedente).
ecco il mio piccolo pezzo di tesi che ora vive di vita propria. soddisfazioni? forse. perchè alla fine era anche la cosa più facile da fare, avendo la mia tesi e la padronanza (?!) della stessa, mica della materia, ci mancherebbe.
ora arriva il peggio.
perché quella che pensavo potesse essere un altro piccolo pezzo per migliorare e stare bene non sta funzionando perfettamente.
non riesco ad appassionarmi a tutto ciò, nenache a vite stupende come quella di nellie bly, o della mia amatissima mfk fisher.
o meglio, ho l'angoscia, ininterrota e opprimente, il tamburellare continuo del "e ce la farò? e se domani non funzionasse più, non reggessi, non riuscissi?"
in breve: dove andrò a finire, io? quali i miei obiettivi? il problema è la voragine che si apre nella mia mente a questa domanda.

mentre ora al master continuano a dire di creare il proprio brand, di essere "intraprenditori". io vorrei soltanto sdraiarmi da qualche parte e osservare il mondo che continua a scorrermi intorno, anche se io mi tiro fuori. è consolante questo: il mondo continua a scorrere senza di me.

venerdì 5 novembre 2010

la tesi è come il maiale

"si ricordi Umberto Eco" mi dice il mio professore della tesi a pranzo, "La tesi è come il maiale, ha detto, non si butta via niente".

pausa pranzo risicata al master, in mensa vedo il mio professore della tesi (la sede del master infatti coabita con la sede del suo dipartimento/corso di laurea).
prendo l'agognato cibo e, nella ricerca di un posto gli passo accanto e lo saluto.
"vorrà mica abbandonarmi da solo, vero? Guardi che se si siede da me non mi offendo mica".
adoro questi momenti, quando capisci che uno non ti dava retta solo perché ti dovevi laureare con lui e per questo gli scassavi l'anima ogni settimana. scopri che l'esperienza, dal SUO punto di vista, non è poi così negativa: ha ancora voglia di chiaccherare con te in pausa pranzo!
sperando che in ogni caso tu abbia ragione e il suo gesto non sia solo una forma elaborata di pietismo, ti siedi e chiaccheri con lui mentre mandi giù un piatto di pasta ai formaggi che hanno abortito in cucina.
come va e come non va, ad un certo punto gli piazzo la bomba: "sto pensando di mollare il master, ma sono data tempo fino alla fine di gennaio, poi mollo".
il professore è oggettivamente perplesso, anche perché non gli sto a raccontare tutto, ma percepisce cmq il clima di generale malessere in cui vede gettata la sua ex tesista.
mi chiede quindi se non c'erano notizie dal mio fronte professionale primario: il mondo editoriale.
è carino raccontargli che dal nulla assoluto sono arrivata ad avere risposte ai miei lanci di cv, negative, ovviemente, però è anche carino che ti dicano: "guarda, la tua lettera di presentazione è bellissima! purtroppo siamo piccoli/è tempo di crisi/non abbiamo posti/ecc ecc ecc e non possimao proporti nulla al momento, ma continua a cercare! ps teniamo il tuo cv, non si sa mai".
poi gli racconto un'atra cosa, giusto per tirarmi su il morale: inizio a collaborare con un progetto in internet, a titolo gratuito ovviamente, ma mi sono proposta con un articoletto sulla fondatrice della mia casa editrice della tesi.
"brava, continui! e si ricordi di umberto eco: la tesi, diceva, è come il maiale, non si butta via nulla!"
ottimo. ma il contadino il maiale lo magiava: io mica mi posso mangiare la tesi!
cmq, nell'attesa di sapere se l'articolo biografico va bene, e se continuerò con loro nella speranza di visibilità futura, io ci provo. anche grazie a un aiuto in più: da domani provo a sistemare la mia impotenza esistenziale grazie a un aiuto professionale. un passo in più, per cui so che molti tireranno un sospiro di sollievo, nel cercare di stare bene, o quantomeno meglio. e ricominciare a sperare un po'.

ridicendola col mio prof di tesi: "non si faccia abbattere. vedrà che, con calma, tutto andrà bene."
o col professore di filosofia al liceo: "non sfiduciarti, abbi un po' di autostima ***, te la meriti." professori che tirano su il morale, secondo voi è un caso che abbiano lo stesso nome?

mercoledì 3 novembre 2010

mi sento da ballata

forse è la decisione imminente sul master, che mi ha reso un po' più leggera (ma nn mi solleva il morale), forse è solo uno sfogo del mio cervello, ma sono un paio di giorni che mi sveglio con in mente uno dei miei autori preferiti W.H.Auden.
voglio condividerla, perchè è bella, ma anche triste.

Lady, weeping at the crossroads
would you meet your love
in the twilight with his greyhounds,
and the hawk on his glove?

Bribe the birds then on the branches,
bribe them to be dumb,
stare the hot sun out of heaven
that the night may come.

Starless are the nights of travel,
bleak the winter wind;
run with terror all before you
and regret behind.

Run until you hear the ocean's
everlasting cry;
deep though it may be and bitter
you must drink it dry.

Wear out patience in the lowest
dungeons of the sea,
searcing through the stranded shipwreks
for the golden key.

Push on to the world's end, pay the
dread guard with a kiss;
cross the rotten bridge that totters
over the abyss.

There stands the desert castle
ready to explore;
enter climb the marble staircase
open the locked door.

Cross the silent empty ballroom,
doubt and danger past;
blow the cobwebs from the mirror
see yourself at last.

Put your hand behind the wainscot,
you have done your part;
find the penknife ther and plunge it
into your false hart.

giovedì 28 ottobre 2010

ho un bisogno assurdo di qualcosa, non so cosa.
che mi impedisca di scoppiare a piangere per nessun motivo, la sera in strada.
che non mi faccia camminare con le spalle sempre più curve, gli occhi bassi, le gambe così pesanti, così pesanti.
non avrei mai creduto che fare un passo costasse tanto fiato. che i capelli che mi ricadono sugli occhi possano essere un'effimera protezione. non guardatemi, non sfioratemi, non pensatemi. non chiedetemi come stai o come va.
potrei scoppiare a piangere, e non saprei neanche il perché. suoni e rumori mi rimbombano in testa, e a volte anche se smetto di pensare mi ritrovo così, come ora, come ieri sera, a dondolarmi ossessivamente su me stessa, sperando che il movimento mi culli via. sperando che il muro che fisso resti lì così, per sempre.
abbandono libri da leggere. mi costa troppa fatica finirli, gli occhi si chiudono e la stanchezza è allucinante. così come sono allucinanti i sogni, non li voglio, non li foglio fare: anche se al mattino sono una nebulosa indistinta so che hanno rubato spazio al mio frammentario riposo.
il limite delle mie forze, non solo fisiche.
avrei bisogno di sapere qualcosa, di fare qualcosa. progetti che non mi creino più ansia ma che allentino quella che già provo. qualche certezza, qualche sicurezza. è una cosa così strana?

giovedì 21 ottobre 2010

il lettore è un deficente

o meglio era questo quello che mi hanno detto al master esattamente una settimana fa:
non puoi usare questa parola, il lettore non la capisce.
non puoi dire conferenza stampa, il lettore non sa cos'è.
ecc ecc ecc.

ora, questo può andar bene, se tu pensi che il lettore sia del tutto scemo.
io non penso che il lettore sia scemo. io nn voglio rendere tutto a livello più che elementare, da scuola materna, solo perchè me lo dicono "loro".
io mi oppongo qa questa visione elitaria del giornalismo, secondo cui un aggettivo è una presunzione e un avverbio un abominio. soggetto verbo complemento oggetto. e guai a sgarrare. guai a scrivere una subordinata. guai a creare un nesso fra una frase prima e una dopo.
ecco.

salvo poi ritrattare parzialmente quando è un'altra persona a parlarti, quando è un'altra persona a correggerti il pezzo sul tenente colombo: in 60 righe da 60 battute devi dire tutto. impossibile.
poi ci sono gli altri che impiegano 2 ore e mezza a scrivere quello che tu, rispettando i tempi dati, hai scritto in 40 minuti.
ovvio che i loro pezzi sono migliori. se anch'io avessi potuto metterci mano 20 volte l'avrei sistemato.

o forse nn sono tagliata per fare la giornalista. non come dicono loro, non come vogliono loro.
nn mi interessa inseguire la cronaca nera, i morti ammazzati, i rimbombi giornalistici davanti a qualsiasi fatto di sangue. sono articoli che non leggo neanche quando il giornale ce l'ho davanti. non volgio fare la sanguisuga e andare dalla madre, dalla moglie, dai figli o dai fratelli pochi minuti dopo la notizia che il loro caro è morto, magari ammazzato. no.
no. non ci tengo. non ci sto.
se fare il giornalista è questo, e fare il giornalista è sempre meglio che andare a lavorare, condannatemi subito ai lavori forzati.

mercoledì 13 ottobre 2010

quando a fine giornata ti accorgi di non aver parlato quasi con nessuno, come reagisci?
le uniche conversazioni avute ieri sono state con M. e O., sul treno, anzi, alla fine siamo state separate e io e M. siamo rimaste da una parte.
il resto della giornata è passato tra i convenevoli di rito, i buongiorno e i ciao, i convenevoli di una classe di trenta persone. passati davanti al pc o ad ascoltare. parlavo molto di più negli ultimi anni di università, quando ormai il gruppo del triennio si era disgregato e io arrivavo e partivo sola dalle lezioni. ma prima o dopo la lezione quattro chiacchere col vicino le ho sempre fatte, anche se magari la persona l'avevo vista solo una volta o mai. scrivendo la tesi già le cose sono cambiate. si esce meno, praticamente solo per andare a cercare qualche libro che ti serve, o per le inevitabili attese dal Professore, in cui sì che parli. parli per evitare la noia dell'attesa, per sfogare dubbi e paure, parli per ridere, per consolare. parli perché voui parlare, anche se spesso alla fine dei discorsi hai più dubbi che altro, e non solo riguardo alla tua tesi.
dopo la tesi è arrivata la parentesi/ny. col senno di poi forse l'inizio della fase calante nella mia labilità psico-emotiva. troppe cose da fare e da vedere, troppe sere fuori o camminate nella sera newyorkese con un chai tea in mano a chiaccherare o anche solo a camminare, magari uscita da un teatro.
l'immobilità del mio guscio, così amato e che offre così tanta protezione. e che mi angoscia nella sua perdita.
e non conta che mia madremi dica: "perché hai queste paranoie? per ora ce la caviamo benissimo anche se tu non porti lo stipendio a casa, non ti devi preoccupare."
è possibile non preoccuparsi? l'eternità non mi appartiene né la vorrei, ma non appartiene neanche a chi mi è vicino. e se provo a guardare in là, verso il mio futuro, non vedo nulla che mi conforti. non ho la stabilità di un lavoro o di affetti. non ho come primo obiettivo costruirmi una famiglia, costruirmi intorno quella corazza di moglie/madre che molte ragazze ormai hanno come visione principale.
ragazze e anche donne che dicono: il mio sogno è quello di essere una donna sposata_non si sà di chi, spesso. troverò la mia realizzazione nella famiglia - e poi scopre che la vede come una pubblicità del mulino bianco. se trovo lavoro dopo la laurea bene, se no mi sposo - colpo apoplettico di tutto il parentado del futuribile sposo.

se alla fine della giornata ti accorgi di non aver parlato con nessuno, pur essendo sempre rimasta in mezzo alla gente, è un problema tuo o degli altri?
è un problema tuo se non sapresti neanche di cosa - non vuoi?, non puoi?, non fai lo sforzo o forse non ti sembra necessario? - poter parlare. non vuoi parlare.
e magari ripensi a tanti anni fa. quando aprlare era più facile e parlavi mattina e sera. parlavi con tutti. e magari ti ricordi di qualcuno con cui ti piaceva parlare, istintivamente.
e non sai se rimpiangi l'infatuazione passata o solo il fatto che una persona, una qualsiasi persona con cui parlare come parlavi all'epoca, di cose piccole, di cose stupide, di cose lievi e passeggere, non ci sia.

martedì 12 ottobre 2010

costituzione senza a

esercizietto di ieri al master: scrivetemi i primi tre articoli della costituzione italiana senza usare parole con la A. ammessi articoli e preposizioni, se indispensabili.

testo originale:http: //www.governo.it/governo/costituzione/principi.html

1

nelle regioni che compongono questo territorio, coi suoi limiti e confini che si estendono dai monti alle rive e alle isole, il potere è rimesso al popolo, istituito sulle professioni e sui mestieri del popolo stesso.
ogni membro del popolo di questo luogo possiede il diritto e il dovere di gestire lo stesso, nei limiti e nelle forme previsti nelle leggi del territorio.

2

Si riconosce che esistono diritti dell’uomo, come singolo e complesso di singoli, ovvero come popolo, che non possono essergli tolti, ed esistono doveri che egli deve compiere.

3

il singolo uomo è per legge unico e con gli stessi diritti e doveri di ogni singolo, non esistono né devono esistere differenze per sessi, etnie, religioni, opinioni politiche, condizioni nel pubblico o nell’intimo.

all’interno del territorio e per mezzo del governo dello stesso, deve essere rimosso ogni genere di impedimento che impedisce lo sviluppo dell’uomo e che limiti i suoi diritti e doveri come membro del popolo



non ho idea della correttezza delle boiate che ho scritto, so solo che degli altri che sono stati letti, molti mi sembravano buoni, qualcuno in legalese, altri hanno usato legalese o altri -ese a piacere.
il giochino può essere carino, ma lascia il tempo che trova in qunto, a mio parere, l'abilità è nel trovare il termine più corretto.


masterismi.
allegri cazzeggiamenti dopo gli sproloqui mattutini, gli esercizi di copia incolla e omogeneizza, nella speranza che ci dimentichiamo che anche usciti da questo posto non avremo un lavoro, nonostante quello che ti dicono loro.
masterismi
masterismi

lunedì 11 ottobre 2010

stanchezze del lunedì

in cui ovviamente scriverò poco o nulla, nella pausa brevissima fra la digestione del panino e la ripresa del corso, che oggi non finirà mai....

stanca morta, anche a causa della sveglia 8ogni giorno alle 6:15/6:30, compreso il we in cui, ahimé, mi sono automaticamente svegliata in orari incivili.
la certezza di non avere idea di dove sia finito il mio finesettimana, e la consapevolezza di una nuova settimana davanti a me, spero illuminata da qualche discussione interessante e dall'invio di curricola in cui spero, e prego, di avere qualche risposta. giusto per sapere che non mando invano.

come nel libro che sto leggendo adesso - il terzo libro che sto leggendo in contemporanea - in cui la quasi dodicenne protagonista chiede a Dio: ci sei? mi capita questo, puoi fare qualcosa? cosa ne pensi?
ed è bello scoprire che i dilemmi di una quasi dodicenne sono in realtà dilemmi comuni di tutti: se gli altri io li vedo così, come mi vedono loro? cosa sarò crescendo? se gli adulti che vedo sono così, è inevitabile che lo diventerò anch'io?
insomma, cercare di capire il proprio posto nel mondo
guardarsi intorno per vedere se c'è un posticino per noi, nel mondo.

martedì 5 ottobre 2010

"Atonement" o della pazienza del ragno

dopo il post depressivo di prima passiamo alle cose divertenti, ovvero:
il progettone delle 100Novels.
dato che sono pigra iniziamo con uno dei miei libri già letti Atonement (2002), by Ian McEwan
( il link è quello della scheda critica del TIMES).

la pazienza del ragno per un romanzo che ti deve far digerire la dilatatissima prima parte, stupenda, a dir la verità, ma, indubbiamente, in un libro in cui tutti sanno il "motore dell'azione" (stupro di una ragazzina, accusa infondata, ecc ecc) arrivare alle fatidiche pagine nella notturna campagna inglese è una esperienza estenuante, che ti fa sentire sulla pelle il caldo opprimente di quella giornata del 1935, un caldo che paralizza e rallenta azioni, giudizi e, forse, anche i pensieri.
un gruppo di famiglia con amici in una campagna inglese, una ragazzina fin troppo precoce che vuole essere una scrittrice, che crede nella forza creatrice della parola... sperimentando sulla sua pelle che ciò che crea una cosa ne distrugge un'altra.

un libro di salti temporali netti e freddi, un libro che, alla svolta finale, ti svela che la tua pazienza è frustrata perché altri, più abili tessitori di trame hanno giocato con te per tutto il tempo, ti hanno fatto credere nell'impossibile, o, forse, l'unica possibilità di espiazione possibile, per tutti noi, rientra solo e unicamente nella sfera dell'intelletto.
è un'espiazione a metà, un espiazione che non porta poi alla catarsi, un'espiazione che in realtà non espia di tutti i nostri peccati, ma è un modo per porre un po' di pace nelle anime morte, siano esse anime altrui o le parti di noi stessi che abbiamo perso per strada.

la pazienza del demiurgo narratore, la pazienza del ragno della parola, la pazienza evocativa di coloro che possono creare altri mondi, forse anche beffardi o crudeli, forse falsamente pacificatori, forse crudelmente felici.
dopo anni dalla lettura mi ricordo ancora le sensazioni "di pancia" che questo libro mi ha causato. questa è forse la critica più bella: il grande potere della narrazione (o "the art of fiction", splendido titolo della serie di interviste che, da decenni, la Paris Review fa con scrittori di tutto il mondo, recentemente usciti in una serie di volumi, in Italia editi in parte da Fandango. ma molte di esse sono reperibili in versione integrale sul sito della paris review) si manifesta in questo romanzo e, in più, è il vero fulcro del romanzo stesso.

la crudeltà della narrazione e la sua bellezza, come potrebbe essere bella la tela del ragno per gli insetti che vi sono intrappolati.

sarò pure ronzinante....

e di cose ne avrò viste tante,
ma ora son qui al bevitoio
a lanciar occhiate all'avvoltoio
che mi ronza sopra la testa:
di chi mai vorrà far festa?


forse non sono ferrata per questo mestiere. o forse non sono ferrata per questa scuola, o per altre scuole.
scuole che fanno cadere la loro dottrina come fosse vangelo, scuole che pretendono che si sappia tutto di tutto su tutto, scuole che vogliono trasformarti in un savant, forse senza rendersi conto che si tratta di una forma di autismo.
scuole che vogliono purosangue, duri e puri, che possano prima gareggiare alle corse delle bighe e poi passare la vita da stalloni, esaurendosi nel compito. sempre che, nel mezzo della carriera non ti accada qualcosa che ti azzoppi, e si sa qual è la fine dei cavalli azzoppati.

nella selezione ho la vaga idea che abbiano fatto una scelta sbagliata, la mia.
ovvero nel loro ricercare col lanternino hanno preso fischi per fiaschi, inserendo la mela bacata nel cesto.
bisogna vedere che tipo di muffa ne uscirà fuori.

ronzinante. cavallo o somaro, con la coda floscia e il pelo spento, per non parlare delle orecchie.
questa mattina ho spostato una cavalletta che era sullo zerbino di casa, mettendola nell'aiuola, sperando che i gatti non la scovino, l'altro giorno ho abbandonato al suo destino un piccione, o forse una tortora, il cui corpo già martoriato era un nugolo di mosche.
le sento ronzare, le mosche, e non capisco quanto queste siano formate da pensieri miei o da angoscie collettive: lavoro, sicurezza, futuro...

ieri un "ragazzo" di 38 anni si è suicidato buttandosi dal treno: laureato in economia alla cattolica, dopo un call-center erano mesi che non aveva lavoro.

forse è solo brain-storming, o forse è solo insicurezza, o la pioggia e la mancata sicurezza una volta abbandonato il piumone.

il mio nome è ronzinante, aspetto ancora che se ne accorgano gli avvoltoi. o forse sono io che non ho ancora capito quanto siano famelici.


domenica 26 settembre 2010

chi ben comincia

no, chi ben comincia non è mai a metà dell'opera. figuriamoci chi comincia male.
il punto è che io inizio un master in piena crisi di ansia e non è per niente una bella cosa. in più non riesco neanche a capire da cosa sia causata la crisi d'ansia...
ansia da prestazione ? c'è
ansia da mancanza di autostima? c'è
ansia da nuova strada da esplorare - ovvero fobia verso l'ignoto? c'è

e c'è per di più che ormai da un po' inizio ad avere lo stesso sogno dell'italiano medio, sogno più che legittimo, ci mancherebbe: vincere al superenalotto. mai avrei creduto che sarebbe arrivata l'ora nella mia vita in cui mi sarei ritrovata a pensare "i soldi danno la tranquillità".
ma poi perché ho così tanta paura del futuro? presentimenti, sogni, visioni apocalittiche?
EPPURE OGNI MINIMA COSA ORMAI MI ATTANAGLIA E SENTO UN PESO CHE MI FA MANCARE IL FIATO. cliché! direte voi, e sarà anche un cliché fatto e finito...ma provate voi a stare senza fiato la notte, mentre sperate di addormentarvi.
potreste dirmi di aggrapparmi ai miei sogni ma, obiettivamente, non so più cosa sperassi di diventare, o forse non l'ho mai saputo. perché la vera sindrome di peter pan non è non voler crescere perché si sta tanto bene da bambini, ma è aver paura di quello che si è diventati una volta cresciuti, in quanto sembra solo e unicamente un buco nero.
e allora ben venga il 2012, sperando che i maya ci abbiano azzeccato.

mercoledì 8 settembre 2010

e alla fine i nostri eroi

o per meglio dire la nostra eroina, dopo le titaniche fatiche del tema di italiano di ieri, ha deciso di fare una cosa molto, molto stupida.

avete in mente quelle classifiche che a volte appaiono su libri, riviste, blog e affini?
siano esse "i 10 scapoli più ricchi della galassia centrale"
"15 metodi per fare un uovo sodo"
"10 discipline orientali che dovete conoscere (almeno di nome) per essere cool"
ecc ecc

sono un po' di anni che io ne ho salvata una fra le pagine internet classificate come "i miei preferiti" e la lista è questa

ALL TIME 100 NOVELS (IN ENGLISH)

fatta qualche anno or sono dal settimanale inglese Time. e questo spiega per solo libri in inglese e pressoché solo modern books, che nella corrente traduzione italiana sarebbero: libri di letteratura contemporanea.

fra questi alcuni li ho già letti, indipendentemente dalla loro presenza nella lista, semplicemente (?!) perché mi sono capitati nelle mani nel corso degli anni.
e il progetto pazzo è questo: leggerli tutti. uno per uno. magari anche rileggere quelli che avevo letto più di 10 anni fa, dando così per scontato il discrimine per una lettura critica(?!) sia intorno ai 16 anni.
e in più commentarli, criticarli, lodare o mandare a ca..re gli illustri critici che li hanno scelti ecc ecc.

ma ho bisogno di un paio di regole, in ogni caso, se nò potrei morire per troppa letteratura considerata "alta" da quelli del Time.

regole:
- posso non seguire l'ordinamento alfabetico
- è lecito abbandonare un libro, ma bisogna spiegare il perché e il percome.
- posso sostituire quei libri che non si trovano in Italia (ebbene sì, ce ne sono) con altri presi dalle altre liste dei due critici, ovvero, gli esclusi e i non concordi.
- posso leggerli in lingua o in traduzione a seconda della disponibilità.
- devo leggerne almeno uno al mese.
- fra un libro e l'altro, o anche fra le pagine di uno stesso, DEVO leggere altro, oppure impazzirò.
- posso abbandonare il progetto, ma non prima di aver letto almeno 1/3 dei libri rimasti.

detto questo, quanto sono pazza da uno a 10?
valgono anche i trilioni, temo.

sabato 4 settembre 2010

temi di italiano a sorpresa

a volte era il più temuto fra i compiti in classe. perché per le altre materie potevi imputare l'insuccesso alla mancanza di studio: a non capire nulla di matematica, ad avere sempre odiato il piucheperfetto passivo in greco e la perifrastica in latino, a confondere la cinesica con la cinetica di fisica e così via.
ma col tema d'italiano non ci son santi che tengano.
e se avevi un'insegnante come la mia...auguri!
ora mi ritrovo nella stessa situazione.

martedì ho il tema di italiano, ovvero, lo scritto di un concorso per l'accesso a un master.
argomento? vario ed eventuale.
perciò io son qui, non avendo scritto più nulla dopo il tema del liceo (una sbrodolata su affetti e paesaggi nella letteratura, se non erro), a non avere idea o intenzione di ripassare qualcosa (cosa?) per l'ardita prova.

fidando, come sempre, che in passato abbia letto qualcosa di attinente all'argomento che mi daranno, e poi di ricamarci sopra con grazia. magari un pio' più grazia di quella che metto in questo blog e sperando che la mia mano, affetta da tendinite acuta da ormai due settimane, decida di starsene buona buonina durante la prova.

nel frattempo ho deciso che mi leggo Rani Manicka. non c'entra nulla, ma un buon consiglio di lettura non va mai buttato, perciò, correte in biblioteca e prendete "la madre del riso"!

venerdì 3 settembre 2010

gatti-conigli: il ruggito del gatto-coniglio

ho due gatti:
una balenottera di 7 kg, bianca e chiazzata di macchie tigrate, che in realtà è un coniglio.
un topino nano tigrato, più tondo che lungo, che in realtà non è un gatto ma un cagnolino fusoso.

i due gatti si odiano e sono 4 anni, da quando il topino è arrivato in casa, che questo fa agguati su agguati alla gatta bianca, terrorizzando la gatta bianca a non finire, tanto che ormai, appena sente il nome del micio, abbassa le oracchie e si appiattisce.
ma ieri sera la gatta ha preso la sua grande rivincita. mentre micio, sattolo e incurante, passava sotto la sedia dove c'era lei, zac!! un paio di artigliate sul sederone del topino, che non capendo da dove o da chi provenisse l'agguato, ha fatto un volo trascinando dietro di sé la sedia e si è rifugiato nello spazio fra la tenda e la finestra.
ogni volta che provavo a scostare la tenda, questo spingeva indietro il sederone per appiattirsi ancora di più.

ci ha messo 20 min a uscire dalla cucina, 10 dei quali impiegati per camminare i tre metri circa che separano la finestra dalla porta, fatti rasente ai mobili della cucina, strisciando la pancia a terra (avete in mente il vecchio film della disney "quattro bassotti per un danese"? ecco così) mentre io lo accarezzavo e gli dicevo che andava tutto bene.

ma ancora stamattina il topino non è tranquillo e entra in cucina solo se deve, aka HO FAME E NON POSSO FARNE A MENO, se no....

alla prossima vi racconto del corvo psicopatico, se vi aggrada

venerdì 27 agosto 2010

comunicazioni di servizio

ho modificato l'area commenti, che adesso è una tendina pop-up, in quanto dava errori e impediva di postare i commenti, anche le mie risposte ai commenti.
non abbiate paura.

mercoledì 25 agosto 2010

voglia di lavorare..

che di voglia ce sia tanta o poca, è comunque indubbio che una delle necessità fondamentali dell'uomo è il lavoro.
il problema è trovarlo o, per essere più specifici: districarsi fra le offerte di lavoro per studenti neo laureati (sempre che a 3 mesi dalla laurea una possa ancora dichiararsi tale).
infatti gli stage che uno trova sono, per il 90%: full time e non retribuiti.
non ho ancora capito perché le persone che scrivino questi annunci pensino che il qualsiasi povero bimbo neolaureato che lo legga si debba sentire grato e riconoscente per il fatti di andare a lavorare (generalmente con funzione facchino-tuttofare-telefonista) grato del fatti di:

- pagare per andare a lavorare, in quanto è un fatti notorio che i mezzi pubblici e il cibo del pranzo siano gratuiti.
- fare 3/6 mesi di gavetta, il che in e per non è male, se però mi dai la certezza di crescere un minimo nelle mansioni in quel periodo di tempo, mi fai fare le mie esperienze e, magari mi puoi dire che in un futuro potremo collaborare ancora?

il punto è che ormai gli stagisti sono come i rotoli del nastro adesivo: li usi per rappezzare qua e là i buchi, poi quando si esaurisce il tuo rotolo lo cestini senza troppi complimenti ( e perché dovresti? è usa-e-getta!) e poi vai nel tuo mobiletto della cancelleria e ne tiri fuori uno nuovo. e così via.
perché per ognuno che, come me, rifiuta questo genere di cose, ce ne sono una fila che accettano volenterosi, e non posso dire che i loro ragionamenti siano più deboli dei miei, o che loro sbaglino.
certo, in tutta questa situazione, il torto cade dall'altra parte dell'annuncio di lavoro.

giovedì 19 agosto 2010

ero in vacanza, e dove se no?

o meglio, io ci ho provato ad andare in vacanza, e quest'anno, eccezionalmente, avevo anche intenzione di uscire di casa e muovermi un po', ma nei miei 10-11 giorni di montagna ne ho beccati 9 di pioggia.
tu chiamala sfiga!
quest'anno che, non avendo la scusa/dovere degli immancabili esami settembrini, potevo camminare a volontà.
quest'anno che, essendomi allenata nel giugno newyorkese e impoltrita nel luglio ****ese, avevo voglia di sgranchirmi le gambe.
quest'anno che, nel banchetto di libri scontati che c'è sempre giù in paese d'estate, non ho trovato nulla e dico nulla, e son finita a comprare un libro di cucina indiana (dalla disperazione? o mi dovrò disperare quando io, che a stento cucino un uovo, e fritto, perché sodo è complicato, ci proverò sul serio a cucinare?).
insomma, in quest'anno di buoni propopositi, con anche poca voglia di leggere, computer occupato la maggio parte del tempo dal pater familia, ho camminato giusto ieri, giorno prima di rientrare, con dei nuvoloni che erano orribili ( chiunque conosca l'alta montagna sa a cosa mi riferisco) ma nonostante tutto ho visto moltissimi animali e nei 30,5 secondi in cui il sole è uscito mi sono semi-ustionata naso e guance. così oggi ho uno strato di aloe vera che ha reso quasi inpossibile ogni mio movimento facciale. mi sembra di essere uno di quei personaggi tirati che si vedono in televisione: non potrebbero ridere o piangere neanche se lo volesero senò gli crolla tutto.

comunque, volete ridere, ieri sera a cena un amico di famiglia mi dice: perchè non scrivi un blog?
alla mia risposta: e su cosa, è calato il silenzio...

martedì 13 luglio 2010

il nuovo post è un vecchi post

nuovo post
zoologia applicata all' AI-MEN

desolata con la mia fedele lettrice, che spero lo troverà interessante, è un post che avevo iniziato a scrivere a ny.
riletto e leggermente riveduto, lo pubblico oggi,
mea culpa

giovedì 8 luglio 2010

fusa da fuso e altre amenità

tornata a casa da quasi due settimane.
ma pigra, jet-laggata, priva di autonomia al computer più lunga di 10 minuti (a meno di non venire in studio dopo cena, ma col caldo che fa l'unica cosa che uno desidera dopo cena è spiaggiarsi sul divano e sperare in una lieve brezza), ho tralasciato il mio blog e la mia fedele lettrice.
nota, almeno manzoni ne aveva una manciata, io ho la mia fedele eleo... direi che mi soddisfa a pieno, dio mi scampi dallo scrivere i promessi (io Odio quel libro, e manzoni)

come saprete, dicono che ci sia bisgno di una giornata per ogni fuso orario che si attraversa per smaltire il jet lag.
io sono tornata domenica 27, e ho ripreso una certa coerenza nelle fasi di sonno e di veglia solo domenica questa, anzi, fra la domenica e il lunedì.
il che fa un totale di 7 giorni, e i fusi erano solo sei...prob sono più fusa io.

ma il punto è che, all'andata, non avevo quasi sentito il cambio di fuso...che io soffra solo i viaggi verso est?
ipotesi terribile data la mia voglia, in futuro, di visitare varie e numerose parti del continente asiatico!
questa è veramente una disdetta.
altre amenità sono: mi mancano i teatri, pur essendo decisamente felice di dormire nel mio letto, evitare coinquiline e topi.
mi manca il chai tea di starbucks!!!!! non l'avrei mai detto nè vaticinato.
e poi, ho imparato a fare il guacamole.
ottima cosa che mamma ha apprezzato ieri.
guduria!

ciao ciao

venerdì 18 giugno 2010

tkts

ovvero il nome della rivendita biglietti di broadway, musicals and plays, a prezzi scontati, generalmente del 50%.
prezzo totale/
mai sotto i 70 dollari.

ma ne vale la pena
se vai li' nei giorni giusti e un'oretta prima dell'apertura te la cavi facilamente. loro aprono alle 13 e alle 13 e 10 tu hai i biglietti, ed eri tipo la 50esima persona in fila!

cosa ho visto a broadway?
ho visto Menphis, un musical molto bello, che ha appena ricevuto un sacvco di tony awards, tra cui best musical.
parla di musica "nera" nella Menphis degli anni cinquanta.
attroi straordinari e la cantante protagonista, montego glover, aveva una voce pazzesca.

ho visto anche una piece a teatro, red, su mark rotchko.
potente e bellissima.
due attori soli sul palco per quasdi due ora, panrlando, discutendo, litigando, creando
pazzesco.

lunedì 14 giugno 2010

zoologia applicata all' AI-MEN

reminescenza newyorkese

come ogni domenica mattina che si rispetti vi sareste aspettati un lungo sonno ristoratore, una lasciva colazione e un riposante giornata.

Ma credete che viva al plaza, come Eloise?

no, quel giorno messa ad Harlem!
e ho deciso che più che assitere ad un rito religioso ho osservato i comportamenti dell'animale-uomo da vera zoologa.

primo: inizia la cerimonia, tutti in piedi belli compiti, e il pastore dice, "salutatevi tutti!"

probabilmente era una frase in codice.
anzi sicuramente.

infatti tutti hanno iniziato ad alzarsi e andare di quà e di là per la chiela, ciarlando a voce altissima, abbracciandosi, baciandosi come se non si fossero incontrati da 15 anni (tipo maria-de-filippi-c'è-posta-per-te, per spiegarci) anche con i loro vicini di posto con cui stavano parlando fino a tre minuti fa.
il caos originario è durato 5 minuti.

finito questo inizia la messa, messa speciale con coro di bambini....

il problema arriva quando, dopo un'ora e mezza, inizia il sermone, che dure DUE ore e 20 MINUTI.
lo giuro!
penso che non abbia parlato solo del buco dell'ozono.
anche se ho notato un deciso maschilismo.(grrr!!)

e ogni tanto, indipendentemente da quello che l'oratore diceva, c'era gente che si alzava e urlava Ai-men.

sembravano usciti dal video di "It's raining men!"

zoologia, zoologia!

venerdì 11 giugno 2010

una sera sulla broadway

ieri giro downton, nel pomeriggio.uj muffin ai mirtilli e poi camminare ancora, manhattan con la pioggia mi e' decisamente piu' gradita e gradevole - e allora sono passata, via metro, a soho.
ovvero: come far si' che le vie dello shoppping siano tutte identiche in quasi ogni paese del mondo.

poi ho incontrato nadia, in un piccolo negozio e con lei abbiamo percorso la broadway dall'inizio alla trentaquattresima strada.
guardate una cartina, se volete.
passeggiare, entrare nei negozi, mangiare decidere di entrare in un cinema e vedere un film, poi, calata la sera, apssare da union square, e madison square, e herelad square fino al residence.
un'ottima giornata e oggi
strand bookstore in union square!

mercoledì 9 giugno 2010

residence e residenti

come etichettare questo post?
"le cose della mia vita che non faro' mai piu'?"
"20 e piu' motivi per evitare un prolungato soggiorno a manhattan?"
"sull'opportunita' di educare il mondo che un luogo in cui vivere deve essere civilizzato?"
"lasciate ogni speranza voi che vi entrate?"

punto a favore: comodo coi mezzi e nel centro di midtown, quindi a uguale distanza coi mezzi da una localita' all'altra in uptown and downtown.
altro punto a favore: l'edificio e' veramente bello. dall'esterno.

infatti appena entrate nell'atrio in cui fra poco arriveranno i pinguini a giocare a palla, oltrepassate i diligenti ospiti paganti (tanto) della parte di hotel
raggiungete l'ascensore e premete per uno qualsiasi dei piani che fungono da studentato(ad eccezione del nono piano che e' appena stato restaurato quindi e' perfino gradevole)

ecco aprirsi davanti a voi l'abisso.
1-pareti pati color verdino vomito marcio da ospedale psichiatrico negli anni '5o.
mal tenuto e brutto, per di piu ma tenuto, ma veramente MAL tenuto.
2- porte che ogni due per tre si inceppano e devi andare a far ricaricare la chiave e non funziona e fai questo per venti volte come una deficiente finche' uno dei manzi o delle vacche sacre alla reception studenti si degna di scendere con te, prova la tua chiave, vede che non funziona e FINALMENTE sblocca la porta col passepartout.
3-necessita' di dividere la camera con una diciottenne francese decisamente sovrappeso che pensa di essere carrie bradshaw di sex and the city e agisce di conseguenza. percio' beve troppi copsmopolitan a stomaco vuoto e poi sta male e vomita e TU devi pulire. che schifo!!!
4-la stanza e' cosi' piccola che se ti sdrai sul letto e stendi le braccia mancano 20 cm all'altro letto.
5- per un paio di notti abbiamo avuto un simpatico coinquilino, non ho ancora deciso se chiamarlo jerry, gas gas, mickey o un'altro nome. e penso che sia passato a trovarci a causa del vizio della
suddetta coinquilina di abbandonare cibo ovunque.
quindi sono convinta che per gas gas o jerry avranno la condizionale e lei sara' imputata di istigazione a delinquere. ed e' notorio che il tipico animale newyorkese e' il topo.
problema risolto dopo lunga insistenza (MIA). si sono finalmente decisi a murare il radiatore che nessuno unsava piu' dal 1920, suppongo.

cmq, contando che non ho pagato poco. devo dire che non ne vale per niente la pena!!

ps: mamma e' all'oscuro di quasi tutto eccetto meta' del punto 1 e 4.
ovvero. il posto non e' gran che e la camera e' un buco.

venerdì 4 giugno 2010

come fare a sopravvivere alla carenza di verdure

scritto da me questo titolo e' emblematico. mia madre potrebbe testimoniare che farmi mangiare frutta e verdura e' un'impresa titanica. quasi un miracolo.
eppure, appena arrivata a NY ho sentito un disperato bisogno di cibo che non fosse avvolto in tonnellate di sostanza chimiche e conservanti. ecco il perche'.

appena arrivata al residence (di cui parlero', male, in un prossimo post) ho pensato a una cosa: cosa mangio domani mattina?
tipico pensiero da manuale di sopravvivenza per idioti.
avevo un tetto e dei vestiti ora c'era bisogno di cibo per il giorno dopo.
quindi vado al piu' vicino drugstore: le uniche cose commestibili, e che ho comprato, erano i cereali, crackers, e dei chocolate chips per i momenti in cui mi sentiro' tristestancaesola.
se vi state domandando: e il latte? ebbene, e' meglio se abbandonate ogni speranza. quella COSA non era latte, ma neanche un suo lontano parente venuto da marte.
va bene, non tutte l;e ciambelle riescono col buco.
provo allora a entrare in un alro drugstore. qui avevano qualche cibo fresco pronto, cibi confezionati a frotta, ma sembravano commestibili, e basta.

armata di tanta pazienza dopo un po' di ricerca e trovo un supermercato biologico, whole foods.
io non sono fissata enormemente col biologico, ma a NY devi sopravvivere cosi'.
appena entrata ho trovato quello che cercavo: reparto di frutta e verdura venduta al peso, non al pezzo, banco della carne e degli affettati, banco del pesce, poi, ovviamente, anche il resto del cibo da supermercato, ma sembrava normale, nulla di rosino-celestino-verdino-violetto-o giallino quando questi colori NON sono ammessi per quei cibi, e poi un'infinita varieta' di piatti pronti, modello tavola calda, di ogni tipo e per ogni gusto: pasta, cinese, indiano, zuppe, insalate da creare, pesce ecc ecc (legge naturale del newyorkese doc: "io cucino quasi mai e se lo faccio e' scongelare", non cucinare)
i prezzi? piu' alti dell'italia, ovviamente, ma neanche cosi' tanto.
se ti giostri fra le offerte e compari le cose puoi cavartela abb bene. certo non puoi pretendere di spendere 10 dollari. ma con 8 euro in italia per quanto sopravvivi?


alla prossima update!

giovedì 3 giugno 2010

new york e' strana!

ok, un mese a ny e un mese quasi senza computer, allora chiedo venia se non scivero' quasi nulla e se tutto cio' che scrivo sara' senza accento: le tastiere americane non hanno gli accenti: usefull!

cmq:
-volo, non male, la signora americana di fianco a me ha abbassato da sola l'aria condizionata quando ha visto che il getto mi cadeva proprio addosso. certo per ora la compagnia con cui ho preferito viaggiare era la british, quando sono stata a edimburgo: il cibo era buono e non troppo sintetico!
la cosa piu' orribile di questo viaggio? la frotta di italiani che avevo nella fila dietro.
la ragazza (sui 17 anni) alla fine del film sulla regina victoria ha domandato, urlando: ma chi era questa vittoria? la regina di cosa?
aiutatemi!!

il resto in altre updates.

sabato 22 maggio 2010

C'è un coccodrillo sul balcone!

no, non sto scherzando.

"c'è un coccodrillo sul balcone!"


mi ha detto mia madre entrando come una furia in camera.
per nulla impressionata dall'ovvia iperbole, sollevo lo sguardo dal computer e provo a mettere in moto le (scarse) celluline grigie.
coccodrillo? balcone? e da dove cavolo arriva questa?
provo a pensare al mio gatto, che ovviemente non è verde e non ha le squame, ma con tutti i soprannomi che ha magari "coccoldrillo" è una new entry.
"c'è il gatto sul balcone...?"
"macchè gatto e gatto! Tieni!" passaggio di scopa di saggina dalla sua mano alla mia, ancora seduta alla scrivania, "và a fare qualcosa."
raggiunto il fatidico balcone, scopro che il famelico coccodrillo è una lucertolina striminzita e stremita di neanche 10 cm che ha avuto la disgrazia di passare all'interno del balcone e farsi beccare da mia madre. con tutta la calma del mondo (è solo un lucertola, mica un caimano!) la allontano dal pavimento del balcone verso il muro di casa, su cui batteva un bel sole.
mi volto e vedo mia madre, atterrita: "perchè non hai fatto qualcosa?"
"cosa?"
"chessò, ammazzarla"
"che schifo. io poi non pulivo la lucertola spiccicata, povera bestia"
"ma adesso dov'è?"
"su muro"
"di casa?"
"sì"
"perchè non l'hai buttata giù"
"per conservare buoni rapporti con San Francesco, si sa mai"
sguardo perplesso di mia madre, che alla fine scuote la testa sconsolata e sospira "la prossima volta chiamo la gatta"
"l'anno scorso quando la gatta ha beccato una lucertola sul balcone le ha staccato la coda. e tu hai iniziato a strillare 'c'è una coda che balla sul mio balcone!'"
"ah, già. ma adesso dov'è la lucertola?"

dopo alcune ora di distanza la crisi è passata e la lucertola è sparita, si spera si sia spostata al sole.

per la cronaca: mia madre non è sempre così. spero







giovedì 20 maggio 2010

depressioni da anagrafe

stamattina visita all'anagrafe.
devo rifare la carta d'identità, scaduta da mesi.
l'Addetto all'Anagrafe mi chiede, con fare perentorio: Ancora studente?
Io: no.
AA: allora cosa metto?
Io: non saprei, si può tenere in bianco?
AA (guardandomi di sbieco): certo.
Io: grazie.
...certo scrivere "Disoccupata" non sarebbe stato molto carino, e il fatto che
io contribuisca alle spese con un importo pari alle mie entrate (0=0) è sconsolante...
[...]
AA: residente allo stesso indirizzo?
Io: sì.
AA: non lo ha cambiato negli ultimi anni?
Io: no. (ma non avevo già risposto prima?)
AA: sarebbe potuta venire anche prima della scadenza.
Io: ...
[...]
AA: la foto della vecchia carta è rovinata.
Io: ...
AA: ma si è staccata?
Io: no, si è solo inzuppata insieme a me un temporale di un paio di anni fa.
AA: ma la sua vecchia carta è stampata tutta storta!
Io: L'avete emessa voi.
AA: ...

ok: quindi hai 25 anni abbondanti, sei appena laureata in materie umanistiche, vivi a casa dei tuoi, hai due gatti e frequenti assiduamente la biblioteca...dio, vi prego, non ditemi che psicopatologia ho con questo profilo.

nota positiva? l'Esimio Professore mi ha detto che ha parlato della mia tesi a due persone, e queste erano entusiaste!
perplesità mia: entusiaste di cosa? guardando la mia tesi che giace sotto mucchi di carta sulla scrivania mi viene solo da pensare quanto tempo potrò metterci a limare una gamba del tavolo di 2,7 cm.
almeno la mia tesi si rende utile!

sabato 15 maggio 2010

L'inizio

Laureata da 5 giorni.



O, meglio, disoccupata da 5 giorni. Perciò una mia amica ieri sera a cena mi dice: "per tenerti impegnata mentre cerchi lavoro, perchè non apri un blog. è facile e puoi parlare di tutto quello che vuoi.

al massimo lo cancelli!"



Saggie parole!

Il risultato? Ecco qualcun altro che sproloquia nella blogosfera...una nuova forma di onanismo, se volete, ma tant'è: tempo ne ho tanto, lavoro ne ho, Ahimè, poco (ma scrivere nulla sarebbe più appropriato), quindi perché non dare una possibilità alla mia eloquenza (scritta&parlata) dopo 5 anni di esilio universitario e provare?



Benvenuti a mondo&sasha.

e un benvenuto a me stessa.