a volte era il più temuto fra i compiti in classe. perché per le altre materie potevi imputare l'insuccesso alla mancanza di studio: a non capire nulla di matematica, ad avere sempre odiato il piucheperfetto passivo in greco e la perifrastica in latino, a confondere la cinesica con la cinetica di fisica e così via.
ma col tema d'italiano non ci son santi che tengano.
e se avevi un'insegnante come la mia...auguri!
ora mi ritrovo nella stessa situazione.
martedì ho il tema di italiano, ovvero, lo scritto di un concorso per l'accesso a un master.
argomento? vario ed eventuale.
perciò io son qui, non avendo scritto più nulla dopo il tema del liceo (una sbrodolata su affetti e paesaggi nella letteratura, se non erro), a non avere idea o intenzione di ripassare qualcosa (cosa?) per l'ardita prova.
fidando, come sempre, che in passato abbia letto qualcosa di attinente all'argomento che mi daranno, e poi di ricamarci sopra con grazia. magari un pio' più grazia di quella che metto in questo blog e sperando che la mia mano, affetta da tendinite acuta da ormai due settimane, decida di starsene buona buonina durante la prova.
nel frattempo ho deciso che mi leggo Rani Manicka. non c'entra nulla, ma un buon consiglio di lettura non va mai buttato, perciò, correte in biblioteca e prendete "la madre del riso"!
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